Glossario

Le parole e i significati da conoscere

Dardo
piccolo ramo rigido, quasi perpendicolare al ramo, di circa 8 cm al massimo, sorto da una gemma a foglia/a legno, che può essere liscio (più lungo, sino appunto a 8 cm) o rugoso (al massimo 1-2 cm), terminante da giovane in una gemma appuntita a foglia/a legno, e dopo due o più anni in una gemma più tondeggiante a fiore/a frutto. 
Decidua
specie che perde le foglie in autunno, rimanendo completamente spoglia durante l’inverno per limitare i danni da gelo.
Densità
riferito agli steli d’erba del prato, è la capacità della specie di accestire e produrre numerosi culmi, aumentando il numero di steli per mq.
Deriva
effetto nocivo di spandimento di una sostanza (in genere fitofarmaci) su una superficie più ampia rispetto a quella da trattare, dovuto al vento o all’errata taratura dell’ugello d’irrorazione.
Dicasio
quando l’asse principale si arresta venendo sostituito da due assi secondari di uguale dimensione (cioè in modo dicotomico), che a loro volta producono a breve ciascuno altri due assi terziari, e così via. È un tipo di ramificazione frequente nelle infiorescenze.
Dicotiledone
classe vegetale comprendente piante che portano nel seme due cotiledoni a nutrimento dell'embrione.
Diffusione sessuale
attraverso semi, a loro volta derivati dall’unione dei gameti maschili e femminili. Se il seme germoglierà, dando origine a una nuova pianta, essa avrà caratteristiche genetiche provenienti da entrambi i genitori, ma non sarà identica a nessuno dei due.
Dilavamento, dilavato
l’acqua che bagna il terreno tende a penetrarvi, per forza di gravità, scendendo in profondità fino a che non trova lo strato impermeabile dato dalla roccia madre. Durante questa discesa, gli elementi chimici solubili in essa si sciolgono e vengono trascinati, in misura maggiore o minore, dall’acqua nel suo percorso centripeto, diluendosi e impoverendo il terreno.
Dinamismo della vegetazione
la vegetazione (cioè le associazioni di specie) in un dato ambiente non rimane mai immutata, ma tende a modificarsi nella sua composizione. Se non intervengono fattori negativi (generalmente dovuti all'uomo), essa tende spontaneamente verso associazioni sempre più evolute, fino a raggiungere un equilibrio perfetto, chiamato climax, nel quale può rimanere all'infinito, in assenza di cambiamenti ambientali. Quando le conifere vengono piantate, nel modo corretto, laddove dovrebbero regnare le latifoglie (querce, carpini, orniello, aceri, faggio, sorbi, ecc.), queste ultime tendono spontaneamente a ricomparire, da un certo momento in poi, sottraendo pian piano lo scettro alle conifere, che vanno incontro a morte naturale.
Dioica
specie a sessi separati. Tutti i fiori maschili sono portati da un’unica pianta (pianta maschile), e viceversa per il sesso femminile. Per ottenere l’impollinazione e la fecondazione (e quindi per ricavare i frutti), è necessario possedere, accanto a una o più piante femminili, almeno una pianta maschile.
Diploide
che possiede un normale corredo cromosomico, espresso anche nelle cellule del polline.
Diradamento
operazione di eliminazione di una parte dei frutticini (in genere da un terzo a metà), praticata manualmente (con prodotti chimici nella frutticoltura industriale), avente lo scopo di favorire il raggiungimento di un’adeguata pezzatura da parte dei frutti rimanenti. Si attua in genere nelle annate di eccezionale allegagione, quando appare evidente che la pianta non è in grado di portare a sviluppo completo tutti i frutticini.
Disaffinità
detta di un innesto, è l’incompatibilità fra la marza e il portinnesto che impedisce così un’unione durevole. Di solito, a qualche anno di crescita stentata del fruttifero segue la morte della parte innestata. È anche facile che un turbine di vento spezzi e stacchi l’innesto dal portinnesto. A essa si rimedia con il sovrinnesto.
Doliforme
a forma di recipiente panciuto, come un piccolo orcio, chiuso all’imboccatura dal picciòlo.
Dormienza
fase di riposo durante la quale tutte le funzioni vitali rallentano fino a cessare, per riprendere poi al ripristino di condizioni ambientali favorevoli. Avviene in inverno per le piante originarie delle zone fredde, in estate per quelle delle aree tropicali.
Drupa
frutto con una buccia (epicarpo) sottile, una polpa (mesocarpo) carnosa, e un “cuore” (endocarpo) duro e lignificato a proteggere il seme, in genere singolo.
Drupa composta
infruttescenza ("multidrupa"), cioè frutto composto da tanti, minuscoli fruttini carnosi chiamati "drupeole". Per esempio, nel rovo comune (Rubus ulmifolius) le drupeole sono più di venti, mentre nel rovo di palude (R. caesius) sono solo due-cinque, ma più grosse e ricoperte da una patina biancastra pruinosa. Ogni drupeola contiene un seme.