Detta anche uva turca arborea, è originaria del Sud America ed è arrivata in Italia alla metà dell’Ottocento. In madrepatria può raggiungere i 20 m d’altezza, mentre da noi si ferma intorno ai 3 m, sia come albero sia come arbusto. Il tronco è molto allargato alla base, dove presenta emergenze radicali che sviluppano facilmente turioni (cioè germogli che danno luogo a nuovi esemplari); la corteccia è liscia o poco rugosa, color grigio chiaro. Le foglie sono ovali o ellittiche, glabre, lucide, cuoiose, verde scuro, caduche soprattutto nelle zone meno calde. Il genere è dioico e ha fiori portati in racemi penduli; quelli maschili sono bianco-verdastri, quelli femminili verdognoli con un vistoso ovario a spicchi.
Consigli di coltivazione
Coltivabile in piena terra solo in zone miti, con minima invernale di 5 °C; occasionali gelate possono disseccare parti della pianta; altrove va allevata in vaso (diametro min 40 cm per pianta alta 80 cm) da ricoverare in inverno in una veranda. Gradisce terreni sciolti, profondi e ben drenati, ma si sviluppa in qualsiasi terreno purché senza ristagni. Preferisce un luogo soleggiato, tollera la mezz’ombra. Dal secondo anno dall’impianto rimangono necessarie solo irrigazioni di soccorso durante lunghi periodi di siccità. In primavera è bene somministrare un concime organico.
Da non dimenticare
I frutti, dall’aspetto caratteristico, sono piccoli grappoli di bacche nere, appetite dagli uccelli ma velenose per l’uomo, come del resto tutte le parti della pianta, che è quindi sconsigliata in presenza di bambini o animali domestici.
