Posidonia da rifiuto a risorsa

Il caso dei residui spiaggiati di posidonia

A Mola di Bari è stato presentato il volume di Angelo Parente e Pietro Santamaria dal titolo “Il caso dei residui spiaggiati di Posidonia Oceanica: da rifiuto a risorsa”.

Protagonista assoluta del libro è la Posidonia oceanica, una pianta acquatica, endemica del mar Mediterraneo, che forma delle praterie sottomarine che hanno una notevole importanza ecologica, costituendo la comunità climax del mar Mediterraneo ed esercitando una notevole azione nella protezione della linea di costa dall’erosione. Al suo interno vivono molti organismi animali e vegetali che nella prateria trovano nutrimento e protezione.
Inoltre, Il posidonieto è considerato un buon bioindicatore della qualità delle acque marine costiere.

La Posidonia oceanica non deve essere considerata un’alga e i suoi residui, che fanno tanto impazzire le amministrazioni pubbliche (a causa degli onerosi costi per la loro bonifica), non sembrano più rappresentare solo un disagio e un rifiuto da distruggere tutt’altro.

Nel libro i due ricercatori pugliesi cercano di spiegare proprio la rivoluzione di questa pianta nella capacità di trasformarsi da rifiuto a risorsa per l’ecologia. Vengono esaminate le caratteristiche chimico fisiche del materiale spiaggiato e si propone il compostaggio della posidonia, riscoprendo usi e tradizioni millenarie contemplati già dai vecchi pescatori pugliesi che affermavano: “Serve a far respirare il mare”. Grazie al compostaggio della pianta è possibile la produzione di carta, la ricostituzione di cordoni dunali, la produzione di biogas e di fertilizzanti agricoli.

Grazie a queste scoperte innovative che hanno avuto una eco internazionale è stato recentemente pubblicato un decreto legislativo che ne prevede addirittura la possibilità di utilizzo. Si tratta di una vera e propria rivoluzione ambientale che parte dalla Puglia, ma che interesserà presto altre regioni costiere italiane.



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