Getsemani: ulivi da curare

Check up del famoso uliveto, tra curiosità, scoperte e gesti necessari per fargli ritrovare la buona salute...

Getsemani: ulivi da curare

Il Getsemani è un piccolo uliveto alle porte di Gerusalemme, formato da otto antichissimi alberi. Un luogo sacro per i cristiani e meta di pelegrinnaggi perché, secondo i Vangeli, accolse le preghiere di Cristo dopo l’ultima cena. Oggi è affidato alle cure dei frati Francescani, che lo custodiscono e ne ricavano olio. Ultimamente però un check up ha messo in luce come l’uliveto non goda di buona salute.

Un team, coordinato dal Dr. Antonio Cimato dell’IVALSA (Istituto per la Valorizzazione del Legno e delle Specie Arboree del CNR di Firenze), si occupa da tempo di studiare il Getsemani. Sorprendenti i risultati degli studi.

Gli ulivi, secondo la datazione eseguita con il radiocarbonio C14, hanno circa 900 anni: non sono quindi le piante ai piedi delle quali pregò Gesù, ma si confermano tra le latifoglie più antiche del mondo.Riguardo alla specie, poi, sono diversi per varietà dai nostri ulivi mediterranei e forse anche da quelli del territorio in cui crescono.

Analisi genetiche specifiche, inoltre, hanno mostrato che gli otto ulivi non sono nati spontaneamente, come si è sempre creduto, ma sono stati voluti dall’uomo: l’analisi del DNA estratto dalle radici e dalle foglie ha evidenziato che non sono nati da seme né da innesti, ma da talee, come dimostrano i profili genetici in tutto simili.  

Oggi gli ulivi non producono quasi più olive e mostrano carenza di fosforo e sovrabbondanza di calcio, sintomatici di un metabolismo rallentato, cui contribuisce l’inquinamento dovuto ai tanti pullman che ogni giorno portano i pellegrini. Un manuale di manutenzione, messo a punto dall’IVALSA, dovrà essere applicato per rivitalizzare le piante, a partire da specifiche potature che stimolino nuovi germogli. I frati dovranno quindi rinunciare per un paio d’anni al raccolto per permettere di risanare i loro ‘grandi vecchi’.

Articoli correlati